• DOVE MI TROVO: Quận Sơn Trà, Vietnam
  • AGGIORNATO AL: 25/01/2025
  • SONO A 9341.59KM DA CASA
Social media is an option, not an overlord.

The Minimalists

31 Ottobre 2023 di Giacomo Lanzi

Un Salto nel Profondo: Primi giorni da Nomade Digitale in Kenya

In questo articolo, condivido le prime impressioni e le esperienze vissute nel mio viaggio verso il nomadismo digitale in Kenya. Dalla decisione di scegliere una meta meno convenzionale, alla preparazione pre-partenza, all'adattamento al nuovo ambiente di Diani Beach. Racconto le sfide e le scoperte dei primi giorni, la mia prima esperienza lavorativa come nomade digitale, e le riflessioni che emergono in questo inizio di avventura.

Dove mi trovavo quando ho scritto l'articolo

La strada verso il nomadismo digitale non è stata per me una passeggiata, ma un lento e consapevole percorso di trasformazione che mi ha portato a desiderare una maggiore libertà e flessibilità nella mia vita. Questo desiderio mi ha condotto a esplorare nuovi ambienti, non solo virtuali, ma anche fisici. Un po’ ho vagato, poi ho capito dove volevo essere e mi sono dato da fare per avvicinarmici il più possibile. Rimaneva, e rimane tutt’ora, il timore che la solitudine in viaggio potesse diventare una cattiva compagna di viaggio. Ho quindi pensato di gettarmi, fresco dell’emozione di un nuovo inizio, in un contesto complicato, che mi avrebbe messo alla prova.

Nel momento di decidere quale sarebbe stata la mia meta, ho preferito lanciarmi subito in una situazione che sapevo non sarebbe stata particolarmente agiata. La scelta del Kenya come mia prima destinazione nomade non è stata casuale, c’è stato un fattore che mi ci ha spinto, ma di cui non parlerò. Ho invece voglia di dirti che ho accettato la possibilità perché volevo immergermi in un contesto che non fosse già modellato dalle abitudini e dai comfort tipici dei circuiti più conosciuti del nomadismo digitale. Volevo mettermi alla prova, sapendo quali difficoltà avrei potuto incontrare. Volendo diventare nomade digitale,

Sono passati solo pochi giorni da quando ho messo piede in questa terra affascinante e ogni momento è stato finora una scoperta.

La preparazione

Il momento che precede la partenza è sempre carico di aspettative, domande e qualche timore. Più di qualche. Nonostante la rigorosa preparazione, alcune ricerche effettuate e consigli ricevuti, ci sono aspetti della vita da nomade digitale che si possono comprendere solo vivendoli in prima persona. Mi sono preparato mentalmente e logisticamente, cercando di prevedere ogni possibile scenario, ma sapendo che la realtà riserva quasi sicuramente sorprese inaspettate.

Ho dedicato tempo a selezionare gli strumenti digitali che mi avrebbero supportato nel lavoro e nella gestione della vita quotidiana in un paese così differente dal mio. La scelta di un luogo meno battuto dai circuiti del nomadismo digitale era anche un desiderio di testare la mia resilienza e la mia capacità di adattamento in un ambiente nuovo e stimolante. Era una sorta di banco di prova per le mie aspirazioni nomadi, un modo per misurare quanto ero veramente pronto per questa vita.

Ma, al di là di ogni preparazione, la vera prova sarebbe iniziata solo con l’arrivo in Kenya. Quello che era certo è che questa esperienza avrebbe rappresentato un salto fuori dalla mia zona di comfort, offrendomi una nuova prospettiva sul lavoro, sulla vita e sulle relazioni. E mentre l’aereo scendeva verso l’aeroporto di Mombasa, un mix di eccitazione e ansia mi teneva compagnia, segno tangibile che stavo per iniziare un capitolo del tutto nuovo della mia vita.

L’arrivo in Kenya

Appena atterrato, l’aria calda e umida mi ha accolto come una stretta invisibile, annunciando l’inizio della mia avventura keniota e di un certo caldo che avrei patito nei giorni a venire. Ci si fa l’abitudine, eh, ma si deve scendere a patti: si è quasi sempre un pochetto sudaticci. Le prime due notti sono passate a Mombasa. Abbiamo fatto un tour guidato del centro e un evento serale a Fort Jesus.

Il primo impatto con i mezzi tipici per muoversi in città è stata divertente. Il traffico è un po’ incasinato, ma nessuno, per lo meno nella mia esperienza, corre per strada. La velocità con cui si muovono, anche con le strade libere, non è mai eccessiva.

Per andare a Diani Beach, luogo in cui mi trovo ora e in cui passerò 5 notti in totale, abbiamo preso un altro mezzo pubblico, tipico: un Matatu. Il Matatu, che qui chiamano taxi, è un van modificato che effettua i viaggi fuori dalle città e le collega tra loro. Tipo un autobus, ma molto più scomodo (se è pieno e hai uno zaino da tenerti sulle ginocchia). I prezzi dei trasporti vanno quasi sempre trattati, ma di questo magari parliamo in un altro articolo.

Arrivati a Diani Beach abbiamo fatto il check-in e abbiamo scoperto un bell’alloggio con delle particolarità: l’acqua dei rubinetti è leggermente salata (cosa che accade spesso nelle zone di costiera), non hanno acqua calda in casa, non ci sono vetri alle finestre e ogni tanto salta la corrente.

Erano tutte cose che avevo già saputo e per cui ero preparato (per esempio ho una borraccia filtrante per poter bere dal rubinetto dovunque, anche se devo comunque evitare l’acqua salata), ma vederle con i miei occhi è un effetto diverso. Poi il caldo che ti circonda ogni momento, è una cosa a cui, immagino, ci si abitua col tempo. Spero.

Diani Beach: la seconda tappa

Diani Beach è situata a circa 35 km a sud di Mombasa, si estende per circa 12 km lungo la costa, offrendo una bella vista sull’Oceano Indiano​. Diani Beach è riconosciuta come uno dei più importanti centri turistici del Kenya, e questa fama è ben meritata. Diani Beach è una parte della cittadina di Ukunda, punto strategico per il turismo, trovandosi tra Mombasa e la Tanzania. Diani Beach consta di una lunga strada piena di locali, hotel, resort di lusso e attrattive turistiche. In un paio di punti, lungo questa strada, ci sono degli agglomerati commerciali che offrono supermercati e negozi.

Non ne so abbastanza per dire se qui si respiri, in qualche misura, una tradizione keniota. Tendo a pensare di no. Assomiglia di più a un luogo turistico, in cui ci sono le cose che vogliono i turisti, che raramente sono, davvero, le tradizioni.

Per il momento non ho avuto particolari difficoltà nel collegarmi con i dati o con il wifi del locale da cui ho lavorato. Ovviamente, a Mombasa ho comprato una SIM locale che ho poi inserito prontamente in un modem portatile.

Esperienza lavorativa finora

Come immaginerai, qui in Kenya non è che io abbia cambiato lavoro, ho semplicemente portati i miei tool e ho lavorato da luoghi inconsueti (per lo meno per me). La preparazione tecnologica è stata un passo fondamentale per garantire una transizione fluida nel ruolo di nomade digitale in una terra straniera. L’acquisto di una SIM locale è stata una delle prime mosse strategiche per assicurarmi una connessione dati affidabile, un passo essenziale per chi, come me, dipende dalla rete per lavorare.

L’alloggio scelto a Diani Beach si è rivelato accogliente e funzionale, con una connessione Wi-Fi soddisfacente che ha ulteriormente facilitato la mia connessione, anche lavorativa. È anche vero che da quando sono arrivato non è che abbia lavorato molto, essendoci un weekend di mezzo, ma l’inizio della settimana lavorativa ha portato con sé la voglia di testare in maniera concreta la mia preparazione e la mia capacità di adattamento.

Ieri mattina (lunedì), mi trovavo in un locale sulla spiaggia, con il mio computer aperto e una tazza di caffè. Ho dato il via alla mia giornata lavorativa. La differenza di fuso, che comunque sono solo due ore, non mi ha messo alcun problema, anche perché non avevo call fissate per la giornata. Il WiFi non era disponibile per i clienti esterni (il aveva anche camere o strutture per dormire), quindi ho messo alla prova il mio router esterno, ed è andata molto bene.

Conclusioni dei primi giorni in Kenya

Eccomi qui, a raccontare i primi giorni di una nuovo viaggio in Kenya, un viaggio che è appena iniziato e che si preannuncia ricco di scoperte e apprendimenti. In effetti, non è successo molto fino ad ora, ma il poco che è accaduto ha già il sapore di una trasformazione, di una nuova consapevolezza che si sta facendo strada.

Ogni tanto, tra una linea di codice e un messaggio di posta elettronica, mi colpisce l’idea: sono in Kenya. È una realizzazione che arriva come un’ondata, portando con sé una mescolanza di emozioni e la consapevolezza dell’enorme passo che ho compiuto verso la vita che desidero costruire. È un pensiero che sorprende, ma che allo stesso tempo rafforza la mia determinazione e la mia curiosità di esplorare ciò che questa nuova realtà ha da offrire.

Non vedo l’ora di vedere come questa esperienza si evolverà, come influenzerà il mio modo di vedere il mondo e il mio modo di lavorare. Ma per ora, mi godo ogni momento, ogni piccola conquista e ogni nuova consapevolezza che arriva con l’alba di ogni nuovo giorno in questa terra affascinante.


Partecipa alla conversazione