Quando si pensa all’Africa, la mente tende a evocare immagini di savane assolate e cieli infinitamente azzurri. Tuttavia, il mio arrivo a Nairobi ha subito sfidato questi stereotipi, accogliendomi con una cortina di pioggia e un fresco inaspettato. Questa metropoli pulsante, situata nel cuore del Kenya, ha rivelato fin da subito una complessità affascinante, diventando temporaneamente la mia casa. In pochi giorni, Nairobi mi ha permesso di assaporare le sfumature della sua personalità, unica e contrastante
Nairobi non è solo il punto di partenza per dei safari o la porta verso paesaggi mozzafiato; è una metropoli a strati, dove il nuovo e il vecchio, il familiare e l’esotico, convivono fianco a fianco. In questa città, la vita di un nomade digitale si tinge di colori inaspettati, tra il lavoro da remoto e la scoperta di un ambiente urbano che sfida la nostra quotidianità europea.
Questo è l’inizio dell’esperienza di Nairobi vista attraverso gli occhi di chi, tra un’email e una call, cerca la serenità in un mondo che è sempre più globale e sorprendentemente locale allo stesso tempo.
L’arrivo a Nairobi
Dalla calda Diani Beach a una Nairobi sorprendentemente fresca. Il viaggio in treno mi ha portato attraverso paesaggi che sfumavano lentamente. Sono passato dalle spiagge dorate ai terreni più aspri, fino ad arrivare nel cuore pulsante del Kenya. Arrivato a Nairobi, le prime luci della sera si mescolavano con una pioggia fastidiosa, un benvenuto umido e rinfrescante che contrastava nettamente con il calore di Mombasa.
Uscendo dalla stazione, ho subito sentito la differenza. L’aria più fresca era un piacevole sollievo, mentre la città, avvolta nell’oscurità del dopo tramonto, pulsava di una vita segreta e vibrante. La pioggia fastidiosa che iniziava a cadere, dava alla città un aspetto ancora più misterioso, trasformando le luci dei lampioni in orbite danzanti sulle strade bagnate. Era ora di cena e, nonostante la stanchezza del viaggio, c’era un’emozione palpabile nell’aria, un senso di attesa per ciò che questa realtà avrebbe svelato. Prima di tutto, però, c’era il desiderio di posare i bagagli e prepararsi per i giorni successivi. Questa era Nairobi, una città che già al primo approccio rivelava il suo carattere di contrasti e di sorprese.
Il giorno successivo siamo usciti e ci siamo fatti guidare fino al centro di Nairobi. Le strade e gli scenari sono decisamente diversi da Mombasa, ma mantengono dettagli comuni. Le strade sono caotiche e non sempre ben tenute, i marciapiedi spesso non ci sono e non sempre i tombini sono chiusi. Prima di uscire, ci siamo informati su come fosse fatta la città e abbiamo scoperto che ci sono zone in cui non è un problema muoversi e altre in cui, invece, bisogna prestare attenzione, soprattutto se si è turisti / viaggiatori bianchi.
In generale, infine, la città appare sporca, non solo di rifiuti, ma proprio di terra. Sembra come che sia costruita sulla terra e non su cemento e asfalto. Ci sono anche molti rifiuti in giro, soprattutto considerando che i kenioti sono abituati a gettarli in terra senza preoccuparsi troppo e apparentemente non ci sono campagne di sensibilizzazione o riciclo dei rifiuti.
Il divario tra la normalità un po’ decadente e terrosa, e la ricchezza dei centri commerciali e di alcuni negozi in centro appare abbastanza evidente. Sicuramente è una caratterista interessante da osservare.
La Dualità di Nairobi: Uptown vs Downtown
A Nairobi c’è un contrasto vibrante tra due esperienze urbane distinte. Uptown si distingue per la sua atmosfera di quasi normalità (per un europeo), con strade relativamente ben tenute e una facciata di modernità che promette ordine e progresso. Le vetrine e le caffetterie da hipster potrebbero essere facilmente scambiate per quelle di una città europea, soprattutto nei centri commerciali. La sensazione di sicurezza, tuttavia, è solo relativa, come ti ricordano le numerose guardie ai centri commerciali armati di fucile mitragliatore che controllano chi passa. Inoltre, è successa una cosa che mi ha fatto riflettere.
Aspettando un’auto fuori dal nostro albergo, la receptionist ci sorpassa uscendo dalla struttura, salutandoci. Noi avevamo il cellulare in mano per tracciare la posizione del driver. Dopo aver fatto qualche passo, la receptionist si è voltata ed è tornata indietro per avvertirci: “Mettete via i cellulari, qui potrebbero strapparveli di mano”. Questo semplice avviso è stato un ritorno alla realtà, una presa di coscienza immediata dei pericoli che potevamo correre senza rendercene conto. In fondo, qualche tempo fa questa era chiama “Nairobbery”. Pensa che cosa significa per chi vive a Nairobi, sentirsi in dovere di avvisare i turisti che le strade della sua città non sono sicure.
Mentre uptown può dare l’impressione di un’oasi di calma, downtown Nairobi si rivela come il cuore pulsante della vita cittadina ai limiti tra povertà e sussistenza. È qui che il battito urbano si intensifica: le strade sono invase da una miriade di persone, i colori vivaci dei banchi di mercato e il ritmo incessante della musica che proviene da ogni angolo. L’atmosfera è elettrica, carica di quella pura energia che si può trovare solo nelle aree più vive di una città. Tuttavia, è anche evidente, dagli sguardi che un bianco riceve, che non è sempre al sicuro in questa zona. Infatti è sconsigliata per i turisti su svariati siti governativi.
Aggirarsi in downtown senza una guida è pericoloso, varie fonti sconsigliano di farlo e noi non abbiamo voluto tentare la sorte. Per questo, ci siamo rivolti a un tour guidato e quindi all’assistenza di Quick, la nostra guida, che si è rivelata indispensabile. La sua conoscenza dell’area e la capacità di muoversi con disinvoltura attraverso il caos ci ha permesso di esplorare con una certa sicurezza. Abbiamo, tuttavia, avuto la sensazione che la nostra esperienza fosse particolarmente semplice, proprio perché Quick è un volto noto nella zona. Con Quick abbiamo potuto immergerci nelle profondità di downtown Nairobi, in luoghi dove, diversamente, un turista si sente a disagio e fuori luogo.
Downtown richiede un costante stato di allerta, un luogo dove la vigilanza non è mai troppa, e il valore di un telefono può rappresentare un rischio non indifferente. L’esperienza di essere avvertiti dai locali di nascondere i nostri cellulari riflette una realtà che i viaggiatori spesso sottovalutano. Tuttavia, è anche qui che si sperimenta l’autenticità, laddove le relazioni e gli scambi umani sono al loro apice, e la vita della città si mostra nella sua forma più cruda e vera.
Accanto a chi ci guardava di traverso o con curiosità, c’erano anche locali che ci sorridevano, ci salutavano e scherzavano bonariamente con noi.
Lavorare come Nomade Digitale a Nairobi
Lavorare come nomade digitale a Nairobi presenta una serie di sfide abbastanza semplici. Nairobi offre un ambiente stimolante e diversificato che può alimentare la creatività e la produttività in modi inaspettati.
I centri commerciali moderni e le caffetterie, che potrebbero sembrare trapiantati direttamente da una città europea, forniscono spazi ideali per lavorare in tranquillità. Qui, la connessione Wi-Fi è affidabile e l’ambiente confortevole, permettendo di immergersi nel lavoro con la stessa facilità di un ufficio a casa. Queste oasi di stampo europeo sono più che semplici luoghi di lavoro; sono punti di incontro dove si intrecciano culture e storie diverse, offrendo un panorama umano ricco e variegato che solo una città come Nairobi può offrire.
Allo stesso tempo, l’energia vibrante di Nairobi invita a esplorare modi alternativi di lavorare. Io non mi sono fermato abbastanza da sentire la necessità di trovare un coworking, ma tra le stanze dell’alloggio e le caffetterie che ho trovato su Google Maps, ho lavorato senza problemi. Unica cosa: fate attenzione a quando portate con voi il computer. I locali sanno che un bianco turista ha spesso qualcosa di valore con sé, quindi evitate luoghi isolati se non volete rischiare.
Io mi sono trovato bene a lavorare in un Art Caffe di un centro commerciale. Il menù è ricco e pieno di scelte molto europee, caffè decenti, smoothies, spremute, colazioni, piatti e molto altro.
Essere un nomade digitale a Nairobi significa anche confrontarsi con la realtà del divario digitale. Mentre alcune aree brillano per la loro modernità e connettività, altre parti della città possono presentare ostacoli come connessioni internet lente o inaffidabili. Questa dicotomia serve come un costante promemoria della diversità e delle sfide che caratterizzano la vita in una metropoli africana in rapida evoluzione.
Conclusioni
Nairobi è una metropoli che ben si presta a essere una meta da nomade digitale. Ci sono anche locali notturni interessanti e una vibrante vita festaiola, per quel che ho potuto osservare. Questa città non è solo un crocevia di culture e stili di vita, ma anche un esempio vivido di come la modernità e la tradizione possano coesistere in un equilibrio dinamico.
Nonostante le sue sfide, Nairobi offre anche opportunità uniche di crescita personale e professionale. Le interazioni quotidiane, le scoperte culturali e l’energia di questa metropoli africana hanno arricchito il mio percorso, portando nuove prospettive nel mio lavoro e nella mia visione del mondo.
Invito chiunque sia interessato a vivere come nomade digitale a considerare Nairobi non solo come una tappa del proprio viaggio, ma come una destinazione in grado di offrire lezioni preziose e momenti indimenticabili. Qui, ogni giorno è un nuovo capitolo di un libro che si scrive da solo, una storia di scoperta e avventura che aspetta solo di essere vissuta.