Quanti di voi hanno sentito dire “le donne sanno fare più cose contemporaneamente gli uomini no?”. A prescindere dal sessismo che permea quell’affermazione, purtroppo non è vero. E non è che gli uomini possono fare più cose contemporaneamente e le donne no. Proprio nessuno può fare più cose contemporaneamente e lo sappiamo da molti anni. Ma quindi esistono persone multitasking? No, ma il nostro comportamento ci porta a fare qualcosa che assomiglia al multitasking. Lo dico subito così poi non lo dico più: una possibile soluzione se senti il bisogno di fare più cose contemporaneamente e ti accorgi che ti fa male è il minimalismo digitale.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza e di capire insieme come funzioniamo.
cos’è il multitasking nell’essere umano?
Iniziamo col dire che il termine multitasking lo abbiamo preso in prestito dall’informatica e indica un entità (un processore, per esempio) che esegue più compiti, task, contemporaneamente.
Trasponendolo nel nostro comportamento, significa fare due o più cose contemporaneamente. Tuttavia, sappiamo che il nostro cervello non può eseguire più compiti in simultanea, ma è molto veloce nel passare da un compito all’altro. Ecco, infatti, cosa fa il nostro cervello, svolge più compiti contemporaneamente, prestando attenzione a uno o all’altro alternativamente o in base all’esigenza di quel momento.
Quando parliamo di multitasking nell’essere umano, stiamo quindi pensando a quei processi di passaggio da un compito all’altro che ci permette di fare più cose contemporaneamente.
Il Mito del Multitasking
La convinzione comune è che essere in grado di fare più cose contemporaneamente sia un segno di efficienza e produttività. Tuttavia, numerosi studi, già dai primi anni 2000, suggeriscono che il multitasking potrebbe non essere così vantaggioso come sembra. Il cervello umano, infatti, non è progettato per concentrarsi su più compiti complessi nello stesso momento. Quando proviamo a fare multitasking, ciò che in realtà accade è che il nostro cervello passa rapidamente da un’attività all’altra, con un conseguente aumento del tempo totale necessario per completare ciascuna attività e un incremento del rischio di errori.
Sarà capitato anche a voi, per esempio, di stare ascoltando un audiolibro o un podcast mentre guidiamo o camminiamo per la città. Se qualcosa attira la nostra attenzione o dobbiamo parcheggiare, abbiamo due scelte:
- mettere in pausa l’audiolibro
- dare per scontato che quello che ascoltiamo mentre stiamo distratti non lo stiamo davvero ascoltando, lo stiamo solo sentendo
Chi Sono i Veri Multitaskers?
È interessante notare che non tutti siamo uguali quando si tratta di multitasking. Alcune persone sembrano gestire meglio di altre la transizione rapida tra compiti diversi. Da notare, inoltre, che questa transizione non avviene in modo “gratuito”, ma dobbiamo pagare un prezzo per questa transizione. Il prezzo si chiama “switch cost” e puoi saperne di più cliccando qui.
Chi riesce a gestire abbastanza bene più compiti contemporaneamente, mostra che spesso l’abilità è limitata a compiti semplici o abituali, piuttosto che a quelli che richiedono un alto livello di concentrazione e pensiero critico. Riusciremo a guidare e a parlare con il passeggero, ma solo perché guidiamo usando la memoria procedurale a cui abbiamo accesso quasi inconscio. Se dobbiamo però guidare in una città che non conosciamo, ecco che la nostra performance alla guida calerà, se stiamo conversando, oppure ci renderemo conto che non abbiamo sentito tutto quello che il nostro passeggero ci ha detto.
L’Illusione del Multitasking
Uno studio condotto dalla Stanford University ha evidenziato che le persone che si considerano abili nel multitasking in realtà sono meno efficienti rispetto a coloro che si concentrano su un singolo compito alla volta. Questo perché il continuo spostamento dell’attenzione comporta un costo cognitivo significativo (switch cost), riducendo la capacità di elaborare informazioni e aumentando il livello di stress.
Inoltre, sembrerebbe che chi svolge multitasking abbia dei problemi di memoria. (fonte)
Mi dispiace dover fare quello che svela queste cose, ma è anche ora che iniziamo a normalizzare che non possiamo fare tante cose tutte insieme e, invece che provarci, ne facciamo meno alla volta.
Il Monotasking: La Nuova Frontiera della Produttività
In risposta ai limiti del multitasking, sta emergendo una nuova tendenza: il monotasking. Questa pratica implica dedicarsi a un singolo compito per un periodo di tempo prolungato, senza interruzioni. Il monotasking permette di immergersi completamente in un’attività, migliorando la qualità del lavoro e riducendo il tempo necessario per completarlo. Questo, in sostanza, permette di entrare in uno stato di deep focus, o concentrazione profonda, e avere un risultato di gran lunga migliore nel compito che dobbiamo svolgere.
Per adottare il monotasking, è importante creare un ambiente di lavoro privo di distrazioni e stabilire periodi di tempo dedicati esclusivamente a un’attività specifica. Tecniche come quella del Pomodoro, che prevedono intervalli di lavoro di 25 minuti seguiti da brevi pause, possono essere particolarmente efficaci.
Conclusioni
Quindi, esistono persone multitasking? La risposta è sì, ma con delle riserve.
Mentre alcune persone possono gestire più compiti contemporaneamente meglio di altre, il multitasking non è la soluzione ideale per massimizzare la produttività. Adottare una strategia di monotasking può portare a risultati migliori, permettendo di completare compiti complessi in modo più efficiente e con maggiore soddisfazione.
La chiave è riconoscere i propri limiti e trovare un equilibrio che permetta di lavorare in modo più intelligente, piuttosto che semplicemente più a lungo o più duramente. Nel mondo del nomadismo digitale, dove il tempo e l’attenzione sono risorse preziose, imparare a gestirli efficacemente può fare la differenza tra successo e fallimento.