Diventare nomade digitale non è un percorso lineare. È un viaggio pieno di alti e bassi, con tante sfide da affrontare e momenti in cui tutto sembra andare storto. Ma alla fine, vale la pena. Oggi voglio parlarvi delle cinque fasi emotive che ho attraversato nel diventare un nomade digitale, dalla prima emozione al fare il primo passo concreto verso questo stile di vita.
Come sai, la mia decisione di diventare nomade digitale era nell’aria fin dall’apertura del mio progetto lavorativo, Plan B Project, che fin da subito è stato strutturato per diventare completamente remoto. È stato solo dopo il divorzio che la natura remota del progetto ha preso forma nella mia testa con la possibilità di diventare nomade.
Fase 1: Eccitazione e Sogni
Quando ho sentito per la prima volta il termine “nomade digitale”, l’idea di vivere e lavorare da qualsiasi luogo mi ha quasi subito affascinato e incuriosito. Ho iniziato a immaginare di esplorare nuove città, conoscere nuove culture e persone, e allo stesso tempo, lavorare sui progetti dei miei clienti. Inizialmente fu un periodo di eccitazione e anticipazione, in quelle immagini c’era una possibilità remota quasi irrealizzabile, visto che la mia compagna di allora non aveva questa possibilità lavorativa da remoto.
Quel primo hint di nomadismo, dunque, era solo una possibilità, che si sarebbe realizzata chissà quando. Un sogno in un cassetto, insomma.
Fase 2: Dubbi e Paura
Quando mi sono ritrovato solo (a seguito del divorzio), mi sono accorto che avevo per le mani una libertà incredibile. Una libertà che non volevo e non avevo cercato. Dopo un primo momento di smarrimento dovuto al motivo che mi aveva lasciato libero, ho fatto pace con questa libertà e mi sono rimboccato le maniche per farla fruttare.
Con questa nuova spinta a investire la mia riscoperta libertà, sono arrivati anche i dubbi e la paura. Avere l’intero mondo davanti a te può sembrare un’opportunità incredibile, ma può anche essere travolgente. Mi sentivo ansioso all’idea di lasciare un cliente che mi richiedeva una presenza locale, la mia casa e le mie abitudini. Poi, sono arrivate le domande: “Sarò in grado di farcela? E se fallisco? E se non non troverò altri clienti?”. Domande legittime, ma che sono valide per qualunque situazione, in realtà.
Fase 3: Accettazione e Pianificazione
Con il passare del tempo, ho capito che non è giusto fermarsi a causa della paura. Ho, quindi, iniziato a prendere i miei dubbi come sfide da superare e ho iniziato a lavorare su di essi. Ho cercato informazioni, ho parlato con altri nomadi digitali e ho pianificato i primi passi per rendermi indipendente geograficamente. Questa fase di accettazione mi ha permesso di agire nonostante la paura.
Fase 4: Azione e Adattamento
L’azione è l’unica cosa che ha potuto placare le mie paure e ansie. Ho iniziato a progettare la mia nuova vita, mettendomi nelle condizioni di arginare i possibili problemi che quelle domande mi avevano sottolineato. Ho messo in campo degli strumenti / metodi per essere il più certo possibile che le cose che mi spaventano di più potessero essere evitate. Durante questo periodo, mi sono reso conto di quanto fosse importante il self care e l’adattamento.
Poi ho fatto una prova, sono partito per una settimana di lavoro in Spagna. Mi sono detto: la cosa milgiore è provare sulla propria pelle ciò che contraddistingue il nomadismo: Ritmi di lavoro scostanti (per via del tempo non sempre pianificabile) e momenti di relax e convivialità. Quella settimana sono stato al Costa Brava Hub, in occasione della “Digital Nomads & Remote Workers conference 2023”.
Ha funzionato.
Fase 5: Trasformazione
Non c’è un giorno in cui mi sono svegliato e ho pensato: “Ecco, oggi sono un nomade digitale”. È stato un processo graduale, in cui ho dovuto lavorare tanto sulla mia trasformazione personale. Ogni giorno ho imparato qualcosa di nuovo su me stesso, sul mondo e su come combinare lavoro e viaggio. Tutt’ora non sono sicuro che la vita da nomade sia la mia strada definitiva.
Conclusione
Al momento di scrivere questo articolo, devo ancora partire per il primo vero viaggio da nomade. Un’esperienza molto meno sicura della conferenza al Costa Brava Hub, ma sono abbastanza convinto che ormai la decisione dentro di me sia presa. Sicuramente lo è dal punto di vista logistico. Ormai la trasformazione in atto ha superato il punto di non ritorno. Ho pianificato due viaggi / permanenze e ho già i biglietti aerei. Ho alleggerito le mie borse e ridotto all’essenziale la mia attrezzatura (essendo un minimalista mi è anche piaciuto molto). Ho anche fatto di questo blog una risorsa per sfogarmi e per condividere, ma anche lavorativa, col progetto di una serie di video su YouTube chiamati “Volevo Tutto” in cui spiego come gestisco il blog e lo automatizzo.
Diventare un nomade digitale è un viaggio che cambia la vita, con molte sfide e altrettante ricompense. Non importa in quale fase ti trovi ora, ricorda sempre che i tuoi sogni sono alla tua portata, e che ogni fase ti porterà un passo più vicino a realizzarli.
Persevera. Non sarà tutto arcobaleni e foto su Instagram, ma dando il giusto tempo alle cose, queste girano per il verso giusto.